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Questi tre incontri rimandano ad altri dello scorso anno, conclusi dall’intervento di Serge Latouche, ma per insistere con maggior forza su alcuni concetti primari: la terra è un bene comune, i suoi frutti ci consentono di vivere non va violentata, il paesaggio è la nostra storia e bellezza, non si può impunemente continuare a distruggerlo; queste convinzioni vanno però sostenute e dimostrate secondo un nuovo paradigma: uscire dallo sfruttamento, non far coincidere produttività con impoverimento, sviluppo con mostri ambientali. Dando risalto al “buon esempio” o alle proposte virtuose, nel segno del rispetto e della sobrietà nell’uso del suolo, dello spazio urbano, delle risorse ancora disponibili. Lo zero - dicevamo - è numero magico: vuol dire basta cemento e desertificazione; basta ad una agricoltura coniugata con la chimica. Infine, va pure affermato che per il rilancio economico serve un “buon credito” che non strozzi chi ne ha bisogno, che incoraggi a chiederlo, che tolga dalla disperazione chi ancora crede nel valore del lavoro e della creatività. Dunque bisogna far conoscere e diffondere le buone pratiche; bisogna imporle come dovere e forma di cittadinanza responsabile. Senza perdere altro tempo. Come ha detto Mario Tozzi nel suo intervento, se il desiderio di accumulo è la sola forza che ci differenzia nel mondo animale, sarà anche il segno della nostra disfatta; invece, il futuro è sotto i piedi. In tutti i sensi. |
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Per raggiungere il complesso di San Cristo (in cortile ampio parcheggio) si entra da piazza Tebaldo Brusato, via Cattaneo, svoltando a destra in via Veronica Gambara e salendo fino alla Chiesa di San Cristo, dei missionari saveriani.
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